Cuore di tufo by Giuseppe Chiodi

Cuore di tufo by Giuseppe Chiodi

autore:Giuseppe Chiodi [Chiodi, Giuseppe]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Fantasy, General
ISBN: 9788899845360
Google: Ig7vtQEACAAJ
editore: Dark Zone
pubblicato: 2018-10-15T06:34:19+00:00


7

Il geco sfreccia tra le cataste di ossicini e di piccole vertebre. I muri si costellano di fenditure; le nicchie traboccano di scheletri al nostro passaggio. Ulne, omeri, femori di topo spuntano sbilenchi dalla roccia ocra. Monete d’oro tintinnano sul pavimento, tra le spoglie.

Colonne bucherellate, sormontate da archi, reggono il soffitto. La volta si appiattisce, i mattoni lasciano spazio alla nuda pietra. Delle antiche catacombe.

I ratti non si fanno più vivi. Si affacciavano dalle loro tane, incuriositi, per poi scappare alla vista del geco. Solo carogne, qui.

Il corridoio si dirama in quattro cunicoli. Un parapetto, in alto, cinge ulteriori passaggi. Pare un formicaio. La lucertola continua sulla via centrale.

Matasse di ratti morti. Quelli in cima hanno ancora la carne e il pelo addosso. Sotto di essi, i topi scannati brillano nel buio.

Harry mi guarda, corruga la cicatrice e agita la pistola, come per mettermi in guardia.

Infilo il dito nel grilletto.

L’oro sferraglia sotto i nostri piedi. Mucchi di monete rifulgono alla luce della torcia. Ci siamo quasi, me lo sento.

Entriamo in un salone. Il geco si tuffa in un oceano d’oro e di preziosi.

Harry rimane a bocca spalancata. «O-Overo chest’è ’a Gringott!»

«Dio mio. È il tesoro, il tesoro su cui veglia il monacello. Non è una leggenda!»

Ci avviciniamo. Coppe, anfore, candelabri, gioielli emergono dalle montagne auree, tra le alte colonne e le arcate che le sovrastano. Su di esse, balaustre a due piani rigurgitano ricchezze. Sembra un teatro abbandonato.

Il tesoro inizia a tintinnare; qualcosa sta smuovendo le monete.

«Harry, illumina là in fondo.»

Lui solleva la torcia. Allunghiamo il collo. Dei ratti avanzano dal buio, sopra il letto d’oro. Discendono verso di noi; altri li seguono e altri ancora. Ci puntano. Dei forti squittii risuonano nella sala.

Harry sputa a terra. «Bah, falso allarme.» Spara.

Lo scoppio mi assorda. Sollevo l’arma, miro al gruppo di bestiole. Ne cadono alcune, abbattute dai colpi di Harry. Altre calpestano i cadaveri e prendono il loro posto.

Sparo nel mucchio. Ne acchiappo una decina, svuoto il caricatore. Harry tira fuori una cartucciera e me lo ricarica, in fretta.

I ratti accorciano le distanze. Aumentano di numero, i vivi si ammassano sui morti e li trascinano nella loro marcia. Le code si allungano, si uniscono tutte nell’oscurità alle loro spalle.

«Ma che diavolo…» sparo, ne acchiappo un altro. Sono talmente tanti e così appiccicati che posso colpirli senza mirare. Le bestie squittiscono all’unisono, un coro infernale che fa tremare il tesoro. Giungono sulla cima di una collina d’oro, a una ventina di metri di distanza. Caricano come cinghiali. Sono una marea.

Un bulbo appare in lontananza. Un gomitolo di code, che svanisce dietro l’altura. Lo seguono dozzine di dorsi; scivolano, morti, trainati dalla colonna frontale che ci corre incontro. Il peso di tutti i defunti.

«Fuje, strunzo!» Harry mi tira per la collottola.

Fuggiamo nel cunicolo. Sono troppi, e incattiviti: se ci prendono è finita.

Sparo all’indietro, senza voltarmi. Il grido di battaglia della legione rimbomba nella grotta.

«Che cazz’è ’sta rrobba?» Harry si massaggia la cicatrice. Gli trema la mano o è una mia impressione?

«È un Re dei Ratti, quello di cui parlano le storie.



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